Cos’è il disturbo oppositivo provocatorio?
Non sai più cosa fare con tuo figlio?
Da tempo risulta costantemente provocatorio, non ascolta, risponde quasi sempre “no”, sembra voglia portarti all’esasperazione e che ti tratti senza gratitudine e alcun rispetto. Questa situazione sta destabilizzando la tua famiglia. Da qualche tempo anche la scuola lamenta delle difficoltà: non rispetta le regole, ha eccessi d’ira di fronte ad obblighi e divieti.
Prendersi cura di lui è per tutti molto difficile, è causa di stanchezza, di scoraggiamento e di frustrazione per chiunque cerchi di instaurare con loro un rapporto.
Che situazione difficile! Ma non perdere la calma. La soluzione é tra le tue mani.
Tuo figlio sta chiedendo attenzione e ha bisogno di Te. Non allontanarti da lui dimostrando a tua volta ostilità, ma offri rispetto, accoglienza e pazienza, onestá chiarezza e pazienza.
Tuo figlio soffre di un disagio le cui origini possono essere riconducibili a diversi fattori:
- – lacune nell’approccio educativo: ti sembra di essere stato troppo permissivo o troppo rigido?
- – difficoltà relazionali: tuo figlio ottiene la giusta attenzione e l’affetto di cui ha bisogno?
- – difficoltà scolastiche: ha vissuto esperienze scolastiche appaganti o stressanti?
- -Trova difficoltà di Apprendimento o problematiche relazionali con i compagni?
- – Traumi o lutti: ha vissuto direttamente o indirettamente situazioni difficili in famiglia?
Spesso l’origine delle difficoltà é da ricercare tra i vissuti personali, tuttavia solo un aiuto specializzato potrá offrirti una visione oggettiva delle difficoltà e dei bisogni di tuo figlio (e tuoi!).
Passiamo adesso ad esplorare cosa si intende per Dop.
Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è categorizzato tra i disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva, ed é caratterizzato da una modalità ricorrente di comportamento oppositivo, ostile, provocatorio e di sfida spesso diretto indistintamente verso adulti e coetanei, è rintracciabile in differenti contesti.
Facendo riferimento al manuale diagnostico psichiatrico DSM 5, il DOP viene inserito nella categoria dei Disturbi da Comportamento Dirompente, distinto dal Disturbo della Condotta (DC) e dal Disturbo d’Attenzione Iperattività (DDAI), per i quali é necessario eseguire una diagnosi differenziale. Tutti i bambini possono dimostrare atteggiamenti non graditi dagli adulti, ma, a differenza di questi, nel bambino con DOP queste caratteristiche di presentano stabili e amplificate tanto da arrivare a compromettere, in maniera significativa, il loro inserimento sociale.
Pertanto la valutazione risulta un processo complesso e molto delicato, ma permette di comprendere i bisogni del bambino, le sue difficoltà, i suoi punti di forza, dai quali poter partire per ricostruire la sua personalità e l’equilibrio familiare.
La diagnosi nell’età evolutiva risulta difficile dato che il bambino attraversa un periodo di crescita, affronta cambiamenti repentini, risulta fortemente influenzato da modelli relazionali appresi in famiglia e fa fatica ad esprimere verbalmente i suoi vissuti. Spesso non é consapevole delle sue emozioni, dell’origine delle sue azioni, e non é in grado di parlare di sè stesso. I suoi atteggiamenti cambiano anche in relazione all’atteggiamento tenuto da adulti e compagni, così come i suoi comportamenti possono subire variazioni nella condotta di settimana in settimana, alternando progressi e regressioni.Il suo modo di entrare in relazione con l’ambiente esterno e ciò che è normale in una fase può diventare patologico se persiste nella fase successiva.
Disturbo opposito-provocatorio
Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è infatti caratterizzato da modalità comportamentali ostili, negativistiche, provocatorie che nei primi anni di vita sono del tutto normali perché rappresentano il bisogno del bambino di affermare la sua personalità e la sua indipendenza, con maggiore forza nel momento in cui sente che l’adulto di riferimento non é sintonizzato con questo bisogno.
Ma è proprio prima dell’ingresso a scuola che cominciano a comparire i sintomi del disagio psicologico nel Disturbo Oppositivo Provocatorio, ed è per questo che, in genere, risulta molto difficile identificarli, tanto che possono anche trascorrere degli anni prima che il problema venga di fatto diagnosticato.
Come aiutarli ad uscire da questo stato di disagio?
La parola d’ordine, di un buon intervento educativo e psicologico, dovrà essere “comprensione”.
Sono bambini che non vanno curati, né cambiati, ma prima di tutto capiti.
Con i loro comportamenti sembrano volerci allontanare, ma se ce ne andiamo soffrono di solitudine. Bisogna cercare, allora, di superare le barriere che ci separano dal loro mondo, capire la causa del loro male interiore.
Forse sono ostili perché cercano di difendersi, a causa di traumi che li hanno portati a diffidare degli altri, oppure vogliono attirare l’attenzione, perché hanno bisogno di comunicare i loro problemi e non conoscono altro canale che l’aggressività
Cosa pensano i bambini DOP?
Come valutano se stessi e le loro azioni?
Sono contenti del loro modo di essere o vorrebbero cambiare?
Chi è estraneo al mondo della neuropsichiatria infantile, di fronte alle condotte prepotenti e aggressive dei bambini oppositivi e provocatori, è portato a dare giudizi che però spesso sono lontani dalla verità.
Certo non è difficile cadere in errore perché, osservando il modo in cui questi bambini si relazionano con gli altri, si può facilmente credere che essi provino piacere nel suscitare il pianto dei compagni, nel portare gli insegnanti all’orlo della disperazione, nel creare scompiglio e nel rompere tutto ciò che capita loro a tiro.
Si pensa che essi siano fieri di se stessi, che godano nell’essere temuti dagli altri, ma sta proprio qui la nostra cecità, nell’essere incapaci di andare con lo sguardo oltre le immagini apparenti, per cogliere il nocciolo della loro sofferenza.
Ma assicuriamo che questi bambini non vivono una vita felice e serena, non sono contenti del loro modo di essere e soffrono le opinioni altrui.
L’immagine che il bambino ha di sé è molto svalutante, si considera un incapace, indegno dell’amore altrui e crede che nessuno mai gli potrà essere amico. Si sente rifiutato, ma sa di essere lui stesso la causa del suo isolamento e così sviluppa livelli molto bassi d’autostima e spesso anche dei Disturbi dell’Umore, come la depressione o disturbi d’ansia.
Come sostiene Patterson, spesso, questa bassa considerazione che il bambino oppositivo provocatorio ha di se stesso, nasce proprio nell’ambiente domestico.
Il rapporto che questi bambini hanno con i loro genitori e parenti è molto complesso, si potrebbe definire una sorta di coercizione reciproca che, alla lunga, tende a sgretolare l’unità familiare.
Sono gli stessi genitori ad attribuire ai loro figli delle etichette, a definirli “insopportabili”, “aggressivi”, “terribili”, “capricciosi”. Queste espressioni che possono essere dettate da un momento di collera, se ripetute più e più volte, vengono interiorizzate dal bambino, diventando delle auto-asserzioni negative che egli ripeterà a sé stesso ogni qual volta si sentirà incompreso o abbandonato da qualcuno.
Se qualcuno gli si avvicina per instaurare un rapporto, anziché esserne felice, si mostra diffidente e reagisce con il suo repertorio di comportamenti ostili, come a voler mettere alla prova le intenzioni del suo interlocutore.
È come se gli chiedesse “Mi vuoi bene anche se ti dimostro che non valgo niente, anche se ti faccio vedere che mi sono preso gioco di te? Mi vuoi bene anche se io stesso sono sicuro di essere un buono a nulla, e sono certo che nessuno mi potrà mai amare?”.
Il bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio, o, sarebbe più corretto dire, il bambino ferito, è convinto che anche chi cerca di avvicinarsi a lui in veste d’amico, chi dice di volergli bene e di volerlo aiutare, alla fine, imparando a conoscerlo cambierà idea e lo lascerà nuovamente solo, quindi è bene mettere subito alla prova queste persone, verificare il loro grado di sopportabilità, perché tanto anche loro impareranno ad odiarlo ed è meglio che questo accada prima che egli si illuda di poter ancora ricevere affetto.
MODIFICARE IL COMPORTAMENTO INTERVENENDO SULLE CONSEGUENZE: PUNIZIONI E RINFORZI.
Per far sì che le provocazioni, l’ostilità e gli atteggiamenti aggressivi del DOP vadano estinguendosi, è necessario fare in modo che il bambino incomba in delle conseguenze positive ogni qual volta faccia ricorso ai comportamenti corretti, mentre, ogni qualvolta si comporterá in maniera scorretta, sará necessario rispecchiare le sue emozioni e spiegare quali sono le conseguenze del suo comportamento, senza offrire alcuna punizione. Parallelamente sará importante programmare e condividere con lui un piano educativo con poche regole fondamentali da rispettare.
Non é necessario fornire dei premi concreti: per ogni bambino non c’è cosa più gradita in cuor suo che l’apprezzamento del genitore e il suo personale rinforzo che otterrá dai comportamenti corretti. riceverá rispetto dai compagni, vedrá la gioia dei genitori, riceverá buoni voti dagli insegnanti, di conseguenza aumenterá la sua autostima e piano piano si aprirá alla relazione.
É importante ricordarsi di dare il “buon esempio”. Siamo il suo principale modello. Una risposta stizzita o aggressiva non fa che rinforzare il comportamento oppositivo del bambino.
Per un aiuto concreto l’équipe del Centro Amamente é a tua completa disposizione
disturbo opposito provocatorio Milano
info@centroamamente.it
www.centropsicologicomilano.it
BIBLIOGRAFIA
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Crepet Paolo Non siamo capaci di ascoltarli -Riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza, Einaudi 2001
Colvin G., Ainge D., Nelson R. Provocazioni ed aggressioni verso gli insegnanti: alcune strategie educative, in Difficoltà di apprendimento vol.3 n.3 Febbraio 1998
Despinoy Maurice Psicopatologia del bambino e dell’adolescente, Einaudi 2001.
Amamente – Centro Psicologico e Logopedico
Direttrice Sanitaria Dott.ssa Anna La Guzza, psicologa coordinatrice d’équipe tel. 3311842704
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